Penso a tutto questo mentre cammino – #poesia

“penso a tutto questo mentre cammino”

il mio mestiere è il domatore
non era quello che volevo
ma in questo tempo
in questo paese
dove le persone
sono le bestie più feroci
era quello che dovevo
ad un dio diffamato
all’animale mangiato
alla pietà cancellata

la mia fede
sembra una goccia di mercurio
che si deforma se la schiacci
e si riforma se la raccogli,
non ho più niente per misurare
col mio tempo
ma nulla vale più di quello
che ti deforma
come una luna nell’acqua.
e mentre te ne vai
ora è una goccia di mercurio
velenosa, pericolosa
che da l’angoscia.

Di terra in terra
si sveglia anche la primavera
e finisce il rimpianto
per le illusioni sorprendenti dei fiori
e la creazione di confusioni
delle rondini eccentriche
ma chi arriva, lo sai,
presenta prima la sua ombra
che oggi è fredda
e brilla rosso sangue.

la luci d’un bar
tra le sue bugie tutto è neutro,
non c’è posto per l’inquietudine,
la tua assenza si accavalla nei giorni
la tua ombra ritaglia un campo di limoni
nei tuoi occhi si ricrea il tempo che albeggia
che rumoroso incombe
come pietre che affondando
riaffiorano
ma nonostante il tutto
restami accanto, c’è bisogno
che non sparisca la meraviglia
so che senza di te
l’orizzonte non esiste
e alla felicità questo basta

Penso a tutto questo
mentre cammino
il caso è un grande maestro
ma oggi il destino non s’è visto
e così pochi hanno visto dove andare

camminano come
macerie tra le rovine
tra le stelle che fumano.
L’alba trema,
ha a lungo cercato tra i meli in fiore.
ascolto i loro passi
che scivolavano tra le nostre voci meglio a stare attento
guarda solo nei suoi occhi
perché cadrà nuda, in falsi colori
e un ragazzino sorriderà
davanti al supplizio inerte
d’un silenzio vuoto,
completamente vuoto
che dietro di te cammina.

il mio cavallo è morto ieri
senza dire una parola
giocando fino al domani,
potessi ora smemorarmi
perché non so quante volte
ho giocato con lui e con le rondini
ma le rondini non rendono
la stagione perduta
che si portava sulla groppa

ma forse dovrei dirti che
in maniera inevitabile ti cerco
anche nel luogo fragilissimo
dove ci nascondavamo
e chissà se
se ti sei abbandonata allo scorrere
e se sei ancora crudele
col più osceno dei desideri.

Un gatto è scappato
e gira felice attorno ad un palo.
lo vedeva dalla finestra
ma era solo un palo
per lui l’orizzonte
nemmeno poi così lontano.

Disapproveresti se raccontassi
che ieri guardavamo un mare d’olio
ma stavi lì senza dire niente
ad occhi chiusi
forse eri dove li avevi aperti,
non sembrava un problema
ma preferisco saperlo
se a fare giustizia sarà il tempo
oppure sarà lui a spazzarci via.

una mendicante canta Hallelujah
l’addio di un giorno di festa
che sembra quasi un pianto.
Da qualche parte
alla sinistra dell’Inferno
si rovescia il tempo
e comincia a scorrere al contrario
anche l’odio
che di rado s’accompagna alla gioia
e spesso costa più del perdono.

Con la scusa di doverti parlare
credo ti dissi, un giorno
mentre eri d’improvviso inondata da echi,
dei frammenti di un cuore che volavano
che t’avevano circondata coi loro verbi
e tutti ci domandavamo
se arriveranno alle tue labbra.

Di nuovo in cammino.
Inclinato verso una mezzanotte senza luna
che si alza bianca già lacerata ai bordi.
qualcuno ha tagliato via pezzi
per chissà cosa, 
forse regalare amore
ma chissà se ne uscirà vivo.

e scusa se ho usato troppi aggettivi
per dirti che voglio tutto questo
ancora.

cotrozzilivio ©2022

Lascia un commento